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PALANGARI Tra
le tecniche accessorie più utilizzate in combinazione
con le reti da posta, hanno una certa
rilevanza i palangari, fissi o derivanti: i primi sono
usualmente ancorati al fondo marino; i secondi
vengono invece calati a mezz’acqua o in superficie
per la cattura dei grossi pelagici.
PALANGARO FISSO
Il palangaro fisso, tecnica
fortemente selettiva
e dunque rispettosa delle risorse che si stanno
sfruttando, mostra una discreta diffusione nel Medio
e basso Tirreno, nello Ionio e nelle Isole; è invece
quasi assente nel Medio e Alto Adriatico,
dove i palamiti sono usati soprattutto a livello dilettantistico
o di pesca sportiva. Le specie bersaglio
più importanti in termini di apporto ai ricavi
totali della barca sono merluzzi,
saraghi, dentici
e gronghi, con mix di catture variabili in funzione
del tipo di fondali, delle batimetrie sfruttate, del tipo
di esca, delle dimensioni e della forma degli
ami con cui viene armato l’attrezzo.PALANGARI DERIVANTI Tendenzialmente
monospecifiche sono invece
le catture dei palangari derivanti (tonnidi e
pesci spada), attualmente in uso soprattutto nelle
marinerie siciliane, nel Lazio e in
Sardegna, poco diffusi nelle altre regioni.
Generalmente praticano questo tipo
di pesca imbarcazioni
di tonnellaggio e potenza motore medio-alti,
perché sovente è necessario spingersi al
largo dalla costa per raggiungere le zone di passaggio
dei grandi pelagici. Si tratta di un sistema
di pesca che presenta carattere di stagionalità,
mostrando in alcune zone e periodi dell’anno dei
rendimenti più che soddisfacenti.
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